venerdì 28 marzo 2014

CONCORSO HELLSGATE CHRONICLES - Racconto #07

LA STORIA DI JESSICA
di Angelica Rubino


Un senso di disagio e inadeguatezza riempiva l'animo di Jessica. In quel paesino pugliese dove si era trasferita da poco,niente sembrava essere alla sua altezza in quella festa.
-Non ti stai divertendo?- le aveva domandato Melody, raggiante per i suoi diciotto anni appena compiuti.
Jessica fece un sorriso forzato. Lei era abituata a ben altri tipi di feste. Alla caotica e fashion Milano. Suo padre, un manager importante, le aveva aperto tutte le porte, comprese quelle di diverse case di moda.
E ora si trovava lì, in quel piccolo paesino pugliese, un posto dove il massimo del divertimento era la sagra della salsiccia arrostita ad agosto. E soprattutto con la persona che detestava più al mondo: sua madre.
I suoi divorziarono definitivamente quando Jessica aveva dodici anni, e il giudice stabilii l'affidamento esclusivo a suo padre. Da quel giorno Jessica aveva voluto troncare qualsiasi rapporto con la mamma. Aveva visto il suo papà soffrire, e si era schierata dalla sua parte.
Una mattina suo padre fu arrestato. Riciclaggio di denaro sporco. Nonostante i tentativi di dimostrare che fosse stato incastrato, il giudice lo aveva condannato a un anno di carcere. Così la ragazza era stata costretta a trasferirsi da sua madre.
Con loro viveva anche l'anziana madre dell'uomo, una vecchina stramba di nome Sibilla che le raccontava strane storie sugli zombie. Jessica non la sopportava. Gli unici zombie per lei erano gli abitanti di quel paese.
Aveva inoltre messo subito in chiaro una cosa: non sarebbe andata a scuola.
''Non prenderò il diploma in una scuoletta pubblica'' aveva chiarito sin dall'inizio.
Decise di continuare lì le lezioni di violino iniziate a Milano.
Poi un giorno,conobbe Errico. Le inciampò davanti e finì disteso ai suoi piedi non appena la vide, facendo cadere rovinosamente il suo flauto a terra. Jessica scoppiò in una fragorosa risata mentre Melody, la sorella di Errico, era accorsa per sollevarlo. All'inizio l'aveva guardata malissimo, ma poi erano scoppiati a ridere tutti e tre. Erano le uniche persone di quel luogo che Jessica aveva considerato degni di frequentarla. Errico era buono, timido, le faceva tenerezza. Melody era brillante e sveglia.
Quella sera era il diciottesimo compleanno di Melody. Era in un agriturismo,tutti gli invitati volevano ballare con lei. Erano davvero tanti, ma a lei non piaceva nessuno.
Improvvisamente, lo vide. Un vero e proprio miraggio.
Lui era alto, con i capelli neri, gli occhi azzurri e un sorriso bellissimo.
Era un angelo con il sorriso assassino.
-E quello chi è?- commentò Jessica a bassa voce.
-Non lo so, non l'ho mai visto- rispose Melody. Errico, affianco a loro, storse il naso.
Il ragazzo si avvicinò lentamente al tavolo.
-Buon compleanno, signorina- disse lui. Il tono di voce era basso, caldo, profondo.
-Non mi ricordo di averla mai vista. E' un imbucato?- scherzò Melody.
-Sono un amico di Francesco- rispose lui -mi chiamo Nicholas-.
''Nicholas'' pensò Jessica a bassa voce ''il mio nome preferito. Un nome bellissimo per un ragazzo bellissimo''.
Melody fece un verso di assenso, e sorrise.
-Posso avere il permesso di invitare la sua amica a ballare?- domandò Nicholas strizzando l'occhio a Jessica, che ebbe la sensazione che il suo corpo stesse per sciogliersi come gelatina.
-Certo- rispose Jessica, visibilmente delusa.
Errico fulminò Nicholas con lo sguardo.
Jessica non poteva fare a meno di staccare i suoi occhi da quelli del misterioso giovane Ad un certo punto avvicinò le labbra al suo orecchio. Le leccò leggermente e poi sussurrò:
-Ti va di appartarci?-.
Jessica arrossì, poi annuì abbassando lo sguardo.
Nicholas la portò fuori. Jessica si ritrovò appoggiata al tronco di un albero. Chiuse gli occhi e si preparò per il bacio, ma udì una risata di scherno.
-Sei una bimba monella, Jessica. Io ti seguo da sempre, e so come sei-.
-Come scusa?- domandò la ragazza, mentre lui continuava a ridere.
-Non conosco nessun Francesco, è un nome che ho detto a casaccio. Non mi chiamo Nicholas. Ma è un nome che ti piace tanto, giusto?-.
-Chi sei tu?- gridò Jessica allarmata.
-Sono un mietitore di anime. Sono la morte. E sono venuto a prenderti, perchè tu non meriti di vivere. Non meriti di diventare grande-.
Il ragazzo afferrò Jessica per la gola soffocando il suo grido, e dal nulla comparve un'ascia.
La ragazza prontamente gli tirò un calcio, e lui si piegò facendola scappare.
-Vuoi giocare, bimba, ma io ti raggiungerò...-.
Si arrese solo quando le sue gambe non divennero violacee, e le ginocchia iniziarono a tremareil mietitore alzò l'ascia:
-Incominceremo dalle tue gambe, che sono sempre state il simbolo della tua vanità, e sono le prime che vanno eliminate-.
Jessica chiuse gli occhi, pronta al colpo.
Un altro umore però udirono le sue orecchie. Quello del rombo di una macchina.
Aprì gli occhi. La piccola Fiat rossa si fermò. Errico uscì gridando:
-Scappa!-.
-Cosa ci fai qui?- gridò lei, alzandosi.
Errico si mise in mezzo fra lei e il mietitore.
-Prendi me al suo posto!Preferisco morire io! Scappa, Jessica!-.
Jessica non riusciva a credere ai suoi occhi. Possibile che stesse facendo questo per lei?
-La tua anima è pura, giovane, io voglio quella di Jessica, è inutile, sporca!-.
-Non è vero!- gridò Errico.
-Cosa sai tu di lei?- replicò il mietitore -Io so quant'è viziata,e tu non sai come tratta sua madre-.
-Prendi me!- continuò Errico, per nulla dubbioso -io la amo!-.
Il mietitore esitò un attimo, poi roteò l'ascia.
Fu questione di attimi.
Jessica si lanciò fra di loro con un balzo da leonessa. L'ascia le tagliò un braccio.
Errico lanciò un urlo e si avventò contro il mietitore, che alzò la mano da cui palmo scaturì un fascio di luce che lo buttò a terra.
-Hai dimostrato una generosità inaspettata, piccola. Devo premiarti: non morirai, ma resterai sulla terra con il tuo amato come non morta-.
Si avvicinò a Jessica, agonizzante a terra, e con un colpo secco le staccò la testa, che rotolò fino ai piedi di Errico. Poi scomparve.
Il ragazzo lanciò un urlo disperato e scoppiò in un pianto convulso, imprecando al cielo con le mani in alto. Si piegò, per accarezzare i soffici capelli della sua amata.
All'improvviso la testa si mosse, dotata di forza propria. Sotto gli occhi increduli di Errico incominciò a camminare, e si riattaccò al corpo. Anche il braccio fece lo stesso.
La pelle di Jessica incominciò a mutare, ad assumere un colore verdastro. I suoi capelli si schiarirono, le labbra divennero viola. Errico si avvicinò per osservarla.
La ragazza aprì gli occhi. Erano diventati più grandi, dall'iride più scura, e circondati da pesanti occhiaie violacee.
-Errico...- disse la ragazza alzandosi.
-Che succede? Perchè mi guardi così?-.
-Vai a vederti nel finestrino della macchina- le disse Errico.
La ragazza si avvicinò all'auto, e quando si specchiò incominciò ad urlare mettendosi le mani nei capelli. -Sono un mostro!- gridò in lacrime.
Errico guardò i suoi occhi pieni di tristezza.
-No, sei bellissima-le sorrise, e la baciò delicatamente.
Non sapeva come fosse possibile, ma provava comunque una forte emozione.
In quel momento si udirono delle grida. Erano quelle di sua madre e del suo compagno.
-Corri!- le disse Errico, prendendola per mano.
I due presero la strada verso un sentiero che portava ad una grotta.
-Rimani qui- le disse lui -non dirò nulla a nessuno. Verrò presto a trovarti-.
Le diede un baciò sulla fronte e scappò via.
In onore della memoria di Jessica fu costruito un monumento nel cimitero del paese, vicino alla campagna.
Lei ogni tanto si nascondeva fra le tombe. Vide i suoi genitori piangere tante volte, e resistette all'impulso di abbracciarli. Si pentì di non avere amato sua madre.
Ben presto scoprì di non essere la sola in quel mondo strano: conobbe altri zombie, con cui passeggiava nel cimitero e nelle campagne, placando la fame con qualsiasi animale capitasse loro a tiro.
Aveva voglia di tornare umana. Non sarebbe stata più la ragazza che era, ora i lussi erano un ricordo sfocato perché l'importante era il cibo. Solo da morta aveva compreso che i veri cuori di ghiaccio erano quelli della sua specie.
Ma quando vedeva arrivare Errico in quella grotta, tutti i brutti pensieri scomparivano. Lui era un corpo umano, un corpo caldo. Aveva il sangue che pompava nelle vene. E un cuore che voleva solo lei.

BIOGRAFIA AUTORE
Sono nata il 27 luglio 1993 a Taranto, e nel 2011 mi sono classificata seconda al premio letterario nazionale MOICArte 2011. Nel 2012 ho ricevuto una menzione per il concorso ''accendi una stella''dell'università Toniolo di Torino insieme all'università della cattolica di Milano.
Nel 2013 mi sono classificata seconda al concorso nazionale di scrittura creativa Antonio Bruni e sono usciti due miei libri, ''Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta'' con l'apollo edizioni e ''perchè sei un essere speciale'' con la montedit.
Spero che il mio racconto vi piaccia.
Angelica

RECENSIONE E VOTO ★★☆☆☆ (2,2)
a cura di Elena Emily Lightmoon
Ecco, l'antipatia di Jessica, assume per mio conto, una potenza così evidente da rendere tutto il resto del racconto decisamente opaco. Personaggio talmente odioso, abilissimo l'autore in questo, da rendere anche troppo indulgente l'epilogo nei confronti di Jessica.
Storia un po' troppo concentrata su di lei, tanto da disincantare il lettore, rendo lui stesso incapace di vedere oltre quella figura decisamente stridente.

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